pezzo della settimana: Empress of/Kitty Kat

considerazioni serie e semiserie ovvero sweet september

Posted: Settembre 28th, 2010 | Author: | Filed under: lesbian life, live review, persone | Tags: , , , , , , | 1 Comment »

mi sveglio e in mente ho

atlas sound feat laetitia sadier/quick canal

well well, stamattina mi accingo a scrivere un blog sugli stereolab, visto che sto ascoltando il disco di Laetitia Sadier, una dei due fondatori della band, e scopro questo piccolo personal post che avevo scritto ad agosto e che non so perché non ho più pubblicato. mi dico: forse ho scritto qualcosa che non ero sicura di voler condividere. leggo, rileggo, direi di no.

bueno, vi tocca questo prima allora intanto vi racconto di lab e ve lo sparo domani, insieme alla nuove date e ai progetti di Sisterhood is blooming ad un invito a inviare idee o segnalazioni e molto altro.

later

sono gli ultimi giorni di lavoro qui, allo sportello all’ospedale, sono gli ultimi giorni di agosto e sono giorni di riflessioni serie e semiserie. come ogni anno da un po’ di tempo a questa parte.

mi concedo qualche giorno di break, da tutto spero, di immersione nei boschi, di pace, di lontananza da tutto ciò che è connesso o connettibile.

in questi mesi ho scoperto un mondo e ho per

la prima volta in vita mia vissuto dal di dentro la vita di un ospedale, anzi meglio di un pronto soccorso. è allucinante ed esaltante. da piccola volevo fare il medico, poi me ne sono dimenticata, sono quasi sicura sia stata la musica a distrarmi. e la filosofia, maledizione.

ogni giorno le stesse facce con cui lavorare, la dottoressa stronza e completamente fuori contesto, quella sensibile e attenta, che lavora per quattro, gli infermieri che ti guardano il culo pure se sei sdraiata in attesa di un tampone vaginale perché ti hanno stuprata, quelli che si fanno in quattro per aiutare una quantità di pazienti che devono seguire contemporaneamente che manco 10 basterebbero e che immancabilmente sforano in turno e restano di più. i dottori che a stento parlano italiano, quelli che sono parcheggiati per fare carriera, quelli che vorrebbero fare di più, ma non hanno appoggio dagli altri.

all’interno di questo caos, dove una donna che arriva pestata a sangue quasi non si nota, è difficile muoversi senza barcollare. soprattutto se 9 volte su 10 devi combattere contro infermier* e dottor* oltre che uomini violenti, storie cronicizzate e mancanza di mezzi.

c’è da sclerare ogni 5 minuti, e invece qui ci sono delle donne meravigliose, che provano a fare cose concrete, nonostante tutto. sono una bellissima realtà, sono onorata di avere avuto modo di partecipare al loro progetto.

se qualcuno un giorno avesse soldi da dare può farlo seguendo le istruzioni in fondo all pagina qui pure pure il 5 per mille basta.

considero fatti e cose, pensieri e parole, di tutto un anno difficile. lungo e bello per molti aspetti. alcuni progetti/sogni si sono realizzati, in parte ovviamente, a settembre vedremo gli sviluppi di sisterhood ci sono molte idee e i riscontri di questo inverno sono stimolanti, vi terrò aggiornata, ma al momento devo riordinare le idee sul da farsi. subito.

alcune persone nuove sono entrate nella mia vita, alcune ne sono uscite. come sempre la mia vita affettiva è peggio della playlist della settimana: superfast superimpegnativa.

dice: ma non era un blog di musica. lo è ancora, solo che ultimamente le riflessioni personali sono assordanti e la musica si è abbassata un tantinello. in compenso ho suonato molto, in compagnia, come non accadeva da tanto, negli ultimi tempi.

mi complimento con me stessa in questi giorni, non so se dire per la mia grande immensa stupidità o per la mia incredibile coerenza o per tutte e due. tutte e due può andare.

sono innamorata di una donna meravigliosa e folle, della musica, della vita e di molte persone che mi sono lontane fisicamente.

sono felice nonostante tutto il casino in cui mi ritrovo da una vita ormai, sono proprio felice e fiera di me.


violent femme ovvero la giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne

Posted: Dicembre 1st, 2009 | Author: | Filed under: live review | Commenti disabilitati su violent femme ovvero la giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne
mi sveglio e in mente ho 
inside a boy/my brightest diamond
 
questo post mi è venuto in mente un po’ di giorni fa, ci ho pensato e ripensato su.
ecco perchè "un po’ di giorni fa". ora credo di poterlo partorire, per cui…
 
sabato scorso (il 29 novembre) era la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (per dovere di precisione la giornata internazionale istituita nel 1999 cadeva in realtà il 25, ma più o meno ovunque si è tentato di fare una manifestazione il sabato), quindi manifestazione con corteo indetta da un po’ di tempo, con adesioni varie e una sana impostazione non partitica.
e allora tutto bene direte voi?
ebbene no.
no, perché la partecipazione era meno numerosa di quelle dei party che organizziamo in terrazza, e durante i quali ci si diverte sicuramente di più.
no, perché non se ne può più di cortei durante i quali ci sono ancora delle femministe che hanno il coraggio di gridare "tremate le streghe sono tornate".
no, perché c’è una tale frammentazione, una tale incompatibilità e mancanza di dialogo tra quelle che dovrebbero essere le femministe e le attiviste attuali, che viene lo sconforto solo a guardarle.
no, perché le donne che subiscono violenza o che sono a rischio di subirla non c’erano.
no, perché i messaggi lanciati possono essere condivisibili, ma non smuovono nulla ne mediaticamente ne a livello umano.
no, perché non c’è alcuna forza, alcuna vitalità, alcuna spinta in nessuno dei collettivi che vi hanno preso parte.
no, perché le femministe (e lesbiche) di cui era composto il corteo non hanno più reale contatto con quello che è il femminismo attuale, le dinamiche di comunicazione, le modalità di azione e di confronto.
 
In alcuni post vi ho raccontato delle riot e di come il loro movimento, prevalentemente ispirato e in qualche modo rappresentato da giovanissime, fosse un netto e radicale rifiuto di un femminismo scialbo, privo di forza e totalmente lontano dalla realtà.
 
Ebbene ci risiamo.
O ci siamo sarebbe meglio dire, visto che qui in Italia tutto, ma proprio tutto deve arrivare con un ritardo clamoroso, tanto da perdere almeno la metà di quella che potrebbe essere la sua forza propulsiva naturale.
 
E queste riflessioni mi sono venute in mente non solo per il corteo e il confronto con i vari collettivi presenti in sé, ma anche dal prosieguo della mia giornata, come d’obbligo alla casa internazionale delledonne, a parlare dell’evento, del fallimento, delle ragioni, di ciò che accade.
 
Beh, la scena è più o meno questa: cena al ristorante, per l’occasione trasformato in una mensa non proprio popolare quanto a prezzi, bicchieri e piatti di plastica a go-go (in effetti penso sia questo che si intendesse con mensa, e fanculo l’ecologia) e una quantità di donne (99% lesbiche) sedute a chiacchierare. 
 
Quale migliore occasione per intavolare una bella serena e franca discussione, no?
 
Al mio tavolo per grazia della dea, c’era un gruppo eterogeneo, una coetanea della mia mamma che ha fatto il governo vecchio, una credo più giovane che mi sembrava avesse una bella testa, ma non tanta voglia di esprimersi, almeno in quella serata, io che stavo esplodendo come al solito per dire la mia, un’altra donna (l’0.5% etero/bi) quarantacinquenne, anche lei molte idee e anche bene espresse, e un’amica dalle idee un po’ confuse, a mio parere, ma non per questo meno interessanti (per la cronaca il restante 0.5% queer).
 
E allora?
E allora è venuta fuori una bella discussione, nella quale io ho, con la mia solita veemenza, espresso il disappunto per tutta una serie di cose, che davvero ormai non capisco proprio più.
 
1) come è possibile che in un corteo del 2009 si lancino messaggi che potevano essere apprezzabilissimi 40 anni fa, ma che non credo ci sia bisogno di spiegare siano ormai ingialliti, o un tantinello fuori fuoco, se non altro.
 
2) come è possibile che in un corteo fatto da donne si senta musica vecchia quanto quegli slogan e ancora la cosa più "tosta" e femminista che si è sentita sia "rebel girl" delle bikini kill (1993).
 
3) come è possibile che in un corteo così importante non ci siano abbastanza donne da fare notizia e che alla fine i fotografi, peraltro prevalentemente maschi, erano più delle manifestanti.
 
4) come è possibile che in tutti questi anni, in centinaia e centinaia di assemblee alla fine non si riesca a creare una vera rete femminista o rete di femmine o come la vogliate chiamare, in cui artiste, pensatrici, politiche e donne attiviste possano collaborare e creare assieme, ognuna facendo quello che sa fare meglio, senza voler fare meglio delle altre. 
 
5) e ancora come è possibile che mi sento sempre come in un deja-vu, stesse facce, stesse persone che reggono gli striscioni, stesse donne che gridano dai megafoni, stesse voci che ti chiedono un contributo per l’autofinanziamento.
 
che tutto sommato volendo semplificare e ridurre all’essenziale sarebbe, sempre con la mia solita veemenza e scarsissimo tatto: che ci fate ancora qui a guidare, anzi troppo spesso monopolizzare manifestazioni, collettivi e luoghi quando ormai non avete niente più da dare, quando siete ormai lontane una quarantina d’anni su per giù da quello che è il reale femminismo.
Non vedete come la vostra pratica non ha più un peso concreto, come il vostro linguaggio sia stantio perché siamo cresciute con le vostre parole e guardate dove ci hanno portato.
 
E’ una crisi talmente lunga e non affrontata che se continua così le donne cominceranno a pensare che è questo il femminismo.
 
E il femminismo è tutt’altro.
 
Le femministe sono, devono essere altro.
 
Smettetela di litigare per il ridicolo potere di decidere cose insignificanti, di guardarvi senza ricordarvi che siete sorelle, di parlare di quelle che non ci sono con invidia, perché è questo quello che vi sento fare. 
 
Parlate il linguaggio dei blog e dei media alternativi, ascoltate la musica contemporanea, traducete poesia, create reti vere, attive, comunicanti e funzionanti, perché è qui che le femministe vivono. 
 

scusate il ritardo parte II

Posted: Dicembre 6th, 2008 | Author: | Filed under: live review | 1 Comment »

  

well, well

finito il trasloco mi siedo finalmente a scrivere.

dicevamo del concerto di Joan as a police woman, al circolo degli artisti qui a Roma:  intanto, rispetto ad un anno fa, quando nella sala eravamo al massimo un 200 persone, devo dire che la fama di Joan è piuttosto cresciuta.

Non dico ci fosse il pienone, ma era certamente un pubblico da grandi occasioni, buon per lei.

Meno per noi, che non ci siamo divertite affatto.

Lei brava, indiscutibilmente, oltre che intrigante, ma per quanto la band che l’accompagna in questo tour sia tecnicamente migliore della precedente, manca un certo feeling e soprattutto la semplicità e l’immediatezza di prima. Alcuni pezzi fondamentali del suo precedente album "Real life" sono stati suonati quasi con svogliatezza, con poca cura, e soprattutto con delle piccole variazioni di arrangiamento che hanno peggiorato i pezzi piuttosto che aggiungere qualcosa di fresco; e le voci del chitarrista e del batterista, peraltro bravi appunto nelle vesti loro consone, facevano veramente indignare su di un pezzone come "I Defy".

Ora, dico io, dal basso della mia condizione di ascoltatrice appassionata: ma che problema hai, mia cara Joan?

Hai qualità da vendere, una voce dotata e soprattutto interessante, una bella capacità compositiva, affascinante presenza scenica, pure un bel paio di cosce, allora: qual’è il problema?

Perchè non ti dai come dovresti, la smetti di dire cazzate tipo: "o mio dio voi qui a roma avete il colosseo" [e ià!] e ci fai emozionare come sicuramente sai fare?

Stai avvisata!

L’ultimo album è decisamente deludente, il tour pure, hai un’altra chance da giocarti poi ti depenno.

Oh, e Joan è sistemata.

Passiamo a Jana Hunter [giana si pronuncia mannaggia a me], signorina  del Texas originale, picola piccola, con gli occhiali enormi e due occhioni chiari dietro , che pare che sta lì sul palco per purissimo caso e se la sta facendo pure sotto, con quei suoi pedali vintage e la chitarella a tracolla.

Eppure suona. Eppure emoziona.

Non ci guarda mai in faccia, suona 20 minuti e d’improvviso guarda dietro il mixer, stacca il jack, smonta i pedali a velocità supersonica e se ne va.

E io [e forse un altro paio di persone tra il pubblico] ci rimango di merda perchè ero andata per vedere lei!

Per fortuna che torna sul palco per recuperare delle cose e si avvicina dove sono io così posso dirle: oi, sei fantastica e le tue canzoni da brivido perchè te ne vai, mortacci loro, che sono venuta per sentire te?

E lei mi guarda sorride e dice grazie e che i tempi siano un po’ stretti stasera, e allora tocca a i Beach House , che peraltro sono molto belli e non è certo colpa loro…

Ma porca zozza, dico io.

Menomale che dopo altri 5 minuti viene a vendere qualche disco così che posso farci due chiacchiere, farmi autografare il cd e fare pure una bella figura di merda: me ne vado senza pagare.

"Oh allora grazie ancora, spero di rivederti presto, ciao".

Dopo 5 minuti stavolta sono io a tornare dentro e a dirle "oh scusa, ma mi sono dimenticata di darti i soldi, che manco te n’eri accorta".

"Non sono molto brava come venditrice, neh?"

"No, direi che sei peggio di me, ti conviene continuare a suonare".

Bella che è, speriamo di rivederla davvero in uno show tutto suo.

Giratevi i link disseminati se volete saperne di più su di lei, ma senon vi piace il new folk alla Devendra Banhart state alla larga, non è roba per voi.

Oh.

E per finire ho l’onore di consigliarvi qualcosa di veramente interessante:

La Jazera, una webradio alternativa veramente

E in particolare il programma della Miss R, che amica mia è, che per dirla facile facile è una delle dj più strafighe in circolazione, se non vi fidate controllate le sue playlist o meglio ancora ascoltate il programma:

NemaProblema

ogni mercoledì dalle 19.30 alle 20.30

Respect.

Jana Hunter discografia:

Blank Unstaring Heirs of Doom, Gnomosong [2005]

Devendra Banhart/Jana Hunter, Gnomosong [2005]

Carrion EP, Gnomosong [2007]

There’s no home, Gnomosong [2007]

P.S. La Gnomosong è l’etichetta messa su da quella peste di Devendra dateci un’occhiatina.

P.S. 2 se volete vedere qualche foto, e a breve un video di Jana fatevi un giro su flickr…


phoebe la pazza e comunicazione di servizio…

Posted: Settembre 13th, 2008 | Author: | Filed under: live review | 6 Comments »

 
http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf

mi sveglio e in mente ho

The Actions/goodsensation.mp3

 

oh beh,

il concertino della phoebe non era sto granchè.

non brutto per carità, no, ma una scaletta un pò folle, come mi faceva saggiamente notare la mia sorella terrona, con i pezzi più belli e scatenati all’inizio e poi una fila di pezzi più pallosi uno dietro l’altro.

vabbè, la signora in questione aveva gli occhi da pazza ed era simpatica, anche se in quanto a voce lascia un pò a desiderare, nessuna stecca o altro, solo poca verve per i miei gusti.

poco male ci rifaremo.

ho poco da dire folks, cervello perso in altre cose, appena rientrata dal lavoro, la mia bici vintage anzi mi permetto di dire supervintage alternative è con me…va una bomba ed è meglio di qualsiasi insulsa city bike in circolazione [con tutto il rispetto ma non c’è paragone:avete presente quelle nere con i freni a bacchetta!]… 

domani si riposa mi dedicherò a segnalarvi something good da ascoltare folks, per ora riposo e relax…e teatro stasera che c’è ancora questo.

e la visita della reginazabo in città che è sempre un evento!

p.s ovvero comunicazione di servizio dritto dritto in Arizona!

mia crazylittlegirl, non è che non ti sto scrivendo, semplicemente le lettere mi tornano indietro perchè: hai la casella di posta PIENA!!!please do something, love. 

questa è la cosa più simile alla mia bici che ho trovato:

 


l’improbabile fila al concerto dei Blues Explosion ovvero noi ce ne siamo andati

Posted: Settembre 8th, 2008 | Author: | Filed under: live review | 1 Comment »
http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf
mi sveglio e in mente ho
Boss Hog – Im Not Like Everybody Else
 
 
sulla musica che potete ascoltare:

boss hog [in cui militavano la strafiga Cristina Martinez, e Jon Spencer, non chè la grandiosa Hollis Queens alla batteria] il pezzo come si sa è dei Kinks [1966], ma da me sempre adorata nella versione mitica dei Chocolate Watchband.
Quando eravamo piccoli e "innocenti" l’abbiamo cantata milioni di volte a squarciagola (guardare sotto per il testo).

 
 
ok questo è il resoconto del concerto di Jon Spencer Blues explosion, mancato.

arriviamo là dopo una buona base di alcool e altri additivi sufficienti, as usual uso divas, io, la mia sorella terrona C. e la M [mancavi solo tu my crazylittlegirl!].

niente di meno arriviamo all’init intorno alle 22, certi di essere tra gli ultimi, e cosa ti troviamo:
una fila da reading il primo giorno!

mentre si fa pipì un pò dove capita, ragioniamo tra noi che ci deve essere uno sbaglio, che no, non è possibile abbiamo sbagliato data o abbiamo sbagliato posto.

fatti i bisogni necessari e recuperata a volo una birra d’incoraggiamento, diamo un’occhiata più accurata alla folla in fila per capire cos’accade.

accade che siamo nel posto giusto, e sono tutti in fila per jsbe!!!

ora molti penseranno: ma che te pienz che ce stai sul tu a roma [pensate che ci siete solo voi?] o che ci diamo delle arie perché poi lo sappiamo solo noi al signor Spencer…ma non è così, onestamente.

è solo che dalla nostra ormai ventennale esperienza concertistica, con svariate personali propensioni, non ci aspettavamo affatto cotanto interesse e da persone, come dire, così improbabili ad un concerto punk blues di un ex pussy galore [e sfiderei volentieri molti di quelli che stavano placidamente in fila a mostrarmi i loro cd dei suddetti].

va bene che il vecchio Jon ha perso un pò della verve punk e si è buttato negli ultimi anni nel più amabile e ascoltabile pop, ma direi che in generale non è proprio come andare al concerto degli afterhours con tutto il rispetto per questi artisti, che peraltro non amo.

allora la domanda sorge spontanea: che ci facevano femmine acchittate precise per uno spettacolo al Parioli o al Brancaccio a vedere JSBE?
o giovani dal look broker rampante a sudare in quel dell’init [che peraltro è un buco] al ritmo di "BELLBOTTOM" quando di pantaloni bellbottom non ne hanno mai indossati e "dieci a uno" non sanno manco probabilmente che cacchio so’?

voglio dire bellbottom alternativa agli straight-legged avete presente?

vabbuò.
non è che voglia fare la polemica, solo che dovete capire che a fare gli alternative si butta il sangue non è che sia così facile: parli con una e non sa che stai dicendo, parli con un altra e mai sentito parlare di questo o quello, parli con uno e ti ride in faccia e dice "ma come ti vesti" "ma chi sono questi gruppi" " ma dove li trovi" ecc. ecc.

e allora visto che è una fatica ci fate il piacere di andare tutti al concerto di madonna, degli afterhours e dei subsonica e a quello di Jon Spencer Blues Explosion ci lasciate riconoscere con le nostre magliette dei gruppi che mai vi siete sentiti, i nostri modi di fare antiquati e sorpassati e da superweird e: ve ne iat nu poc affancul a nata part?

thanks 😉

and of course a little gift for my crazylittlegirl


questo è il testo:

I wont take all that they hand me down,
And make out a smile, though I wear a frown,
And I wont take it all lying down,
cause once I get started I go to town.

cause Im not like everybody else,
Im not like everybody else,
Im not like everybody else,
Im not like everybody else.

And I dont want to ball about like everybody else,
And I dont want to live my life like everybody else,
And I wont say that I feel fine like everybody else,
cause Im not like everybody else,
Im not like everybody else.

But darling, you know that I love you true,
Do anything that you want me to,
Confess all my sins like you want me to,
Theres one thing that I will say to you,
Im not like everybody else,
Im not like everybody else.

Im not like everybody else,
Im not like everybody else
And I dont want to ball about like everybody else,
And I dont want to live my life like everybody else,
And I wont say that I feel fine like everybody else,
cause Im not like everybody else,
Im not like everybody else.

Like everybody else,
Like everybody else,
Like everybody else,
Like everybody else.

If you all want me to settle down,
Slow up and stop all my running round,
Do everything like you want me to,
Theres one thing that I will say to you,
Im not like everybody else,
Im not like everybody else.

Im not like everybody else,
Im not like everybody else.
And I dont want to ball about like everybody else,
And I dont want to live my life like everybody else,
And I wont say that I feel fine like everybody else,
cause Im not like everybody else,
Im not like everybody else.