Posted: Luglio 20th, 2012 | Author:donasonica | Filed under:lesbian life | Commenti disabilitati su women in arts ovvero stavolta è toccato a me
women in arts europe è un bellissimo progetto di un’amica e appassionata di musica, maniacale quanto e più di me, che intervista in giro per l’europa donne che fanno delle cose artistiche in senso generale, esplorando le loro motivazioni, le difficoltà e gli obiettivi che si pongono.
è molto interessante confrontarsi e leggere le differenze, ma anche tanto spesso le similitudini tra donne diverse e con passioni varie, che però non si arrendono all’obbligatorio piattume diffuso, e ci danno dentro lo stesso.
e allora per una volta mi autodedico un post, anche se non è per incensare la mia persona, ma per raccontarvi in altro modo quello che faccio, ed ecco qua, grazie all’autrice dell’intervista e curatrice del blog Luisa Antunes:
per fortuna, anche quest’anno, abbiamo superato indenni le “vacanze” natalizie.
mi auguro sia lo stesso per tutt* che mi leggete, e un po’ in ritardo rispetto a tutti i blog che si occupano di musica, come nostro solito, vi uploado la mia playlist del 2011.
mi piace ricordare che le mie scelte sono dedicate alla musica fatta da donne, così come i post di questo blog e la gran parte del lavoro che faccio e facciamo [sisterhood is blooming] e vi proponiamo anche radio con il nostro programma [che sarà in onda martedì prossimo 10 gennaio 2012, alle 22.00 circa e che potete sentire in streaming www.ondarossa.info], non è una separazione discriminante, ma una promozione mirata.
quest’anno molte delle artiste che mi appassionano sono uscite con dei nuovi lavori, alcuni molto interessanti come my brightest diamond, feist, alcuni esaltanti come st. vincent e laura marling altre piuttosto deludenti come ane brun, dalla quale mi aspettavo un big change, ma in tutt’altra direzione.
e grazie alla dea, abbiamo potuto conoscere o confermare tante altre artiste, di generi diversissimi tra loro, che non vediamo l’ora di andare a sentire live, nei prossimi mesi quando la primavera farà iniziare nuovi tour europei.
Non mi stancherò mai di dirvelo: le artiste che amate hanno bisogno di essere viste dal vivo, di riempire locali e sale, di vendere i loro dischi alla fine dei concerti, in poche parole di vedervi mentre fanno il loro lavoro, hanno bisogno di attenzione e calore.
Anche questa è sisterhood.
Qualche giorno fa, a cavallo tra l’anno vecchio e l’anno nuovo, ero ospite in un meraviglioso nuovo progetto della reginazabo che si chiama AdaLab uno spazio aperto in cui, ne sono sicura, troveranno un luogo dove esprimersi moltissime realtà al femminile, musicali e artistiche e con il quale spero si possa prestissimo fare qualcosa assieme.
In quei giorni si parlava di musica, tra le altre cose, e nel confrontarci ci siamo dette che spesso siamo ancora assai ignoranti noi donne, ascoltiamo un po’ a caso, ci formiamo un gusto troppo generico e approfondiamo poco.
Io trovo che molte artiste che fanno musica siano così strettamente influenzate da un approccio politico indipendente, alternativo, femminista e queer e che seguirle, promuoverle, conoscerle, è anch’esso un atto politico.
E’ anche un po’ la ragione che mi spinge a parlarvene qui, oltre al piacere della musica in sè.
E allora come buon proposito per il nuovo anno impegniamoci di più, ascoltiamo più musica di donne, cerchiamo di capire chi sono, come lavorano, cosa pensavano e come possono diventare la colonna sonora delle battaglie quotidiane che più ci rappresentano.
Nel mio piccolo, la playlist che segue è una proposta per tutt*.
ma sperando di fare una cosa gradita, vi segnalo anche i blog che danno la giusta attenzione [o sono dedicati] alla musica fatta da donne, così la prossima volta che ci incontriamo ne saprete più di me.
later.
i migliori album/ep del 2011
feist/metals
st vincent/strange mercy
tune-yards/whokill
wild flag/wild flag
EMA/past life martyed saints
laura marling/a creature i don’t know
austra/feel it break
yuck/yuck
lykke li/wounded rhymes
sound of rum/balance
MEN/talk about body
my brightest diamond/all things will unwind
Widowspeak, Widowspeak
best coast/summer is forever
se siete pigre e volete questa playlist, potete scaricarla qui
i migliori blog del 2011
http://gunillamixtapes.net
http://www.thegirlsare.com
http://theirbatedbreath.wordpress.com
http://electronicgirls.blogspot.com
http://www.eatingthebeats.com
Post di un’estate che, da brave precarie, passiamo a lavorare come formichine, mentre si organizzano eventi con l’MFLA, si aspetta settembre e la bellissima 3 giorni organizzata per il nuovo LadyFest e ci si prepara alla bellissima iniziativa del Feminist Blog Camp.
L’idea è di fare un po’ il riassunto di quello che ho ascoltato/passato quest’anno e che mi è particolarmente piaciuto.
Prendetela come una sorta di playlist dell’estate, fate un bel cd o passatela sul vostro lettorino, e fatela ascoltare alle altre/i.
I gusti, si sa, son gusti.
Ma qui cerchiamo di mettere in primo piano artiste che spesso non hanno spazio, ne per ascolto ne per live shows e quindi il minimo che potete fare è farvi un giro sui link, cercarle sul tubo, cliccare sui loro space/siti e decidere quello che vi piace.
E se mi fate pure sapere cosa vi piace e cosa no, come si dice in gergo, mi mandate i vostri feedback, non può che farmi piacere e può essere un modo concreto per partecipare e influenzare future scalette.
Qui sotto troverete i titoli inclusi nella playlist di donasonica, tra parentesi gli album dal quale sono estratti e, se si tratta di un album non recente, il titolo di quello più nuovo.
Il titolo è anche il link per scaricare l’intera playlist con un click in formato zip, e per le più pigre una video playlist, che diverge a volte dalla prima perché alcuni video sono più belli di altri.
La musica che spesso vi faccio ascoltare non appartiene a noi ne’ alla SIAE, ma alle artiste che la fanno, e alle labels che la producono, quindi quello che vi piace andate ad ascoltarlo dal vivo, e comprate i cd/dischi lì, ai concerti, dove i prezzi sono giusti e non date niente a chi non merita che un calcio in culo.
Posted: Marzo 9th, 2011 | Author:donasonica | Filed under:lesbian life | Commenti disabilitati su passaggi a vuoto ovvero wtf
è un periodo strano questo, pieno di grandi partenze e impreviste devastanti brusche frenate. wattahell.
in compenso mi salva l’anima e l’umore, decisamente azzoppato da una bronchite che dura da un mese, con annessi e connessi [leggi raffreddore, mal di ossa, apatia, solitudine, noia, umoralità, con qualche linea di febbre qua e là] la musica. as usual.
sto ascoltanto e riascoldando [mi viene pure mentre scrivo di sostituire la di d alla t, fatevene una ragione non ho intenzione di fare correzioni] pj harvey e il suo let england shake. cosa ne penso? non lo so. sono sconcertata, indecisa se dirigere la freccetta del mouse sulla cartellina col suo nome e trasportarla nel cesso/cestino o ascoltarlo di nuovo.
strana cosa. insomma non sono di quelle che pensano che se una lettura/un ascolto/una visione ti lascia stranita allora significa che trattasi o di un capolavoro o di una cagata immane.
no. direi che non la penso così. penso che quando ho davanti un capolavoro, pure se non so perché lo è, so per certo che lo è.
sto giro de parole per dire che no, secondo me non è il capolavoro che tanto si declama in giro, con lazzi di falsa sorpresa per la genialità degli arrangiamenti, e frizzi di ammirazione per la capacità di rinnovarsi della nostra Polly.
non è geniale e non è nuovo. mi pare che polly stia girando in tondo da un bel po’ di anni, e non sappia trovare la via d’uscita e nemmanco una sedia per sedersi a riposare.
questo è forse il motivo per cui continuo ad acoltarla. sono certa che da qualche parte dentro queste canzoni sbilenche e menomate ci sia un barlume della Polly che mi ha fatto venire [nel senso di raggiungere l’orgasmo] suonando 4 accordi in croce e cantando senza una voce decente ne colta.
a me faceva st’effetto rid of me.
se trovassi il barlume, sarete i primi a saperlo.
questa comunque è l’unica canzone che riesco ad ascoltare fino alla fine:
meanwhile, mi sono invaghita dei wye oak e del loro albumcivilian [non è facile scaricarli, qui sì], puro folk alternative alla beach house [che ricordano molto, ricordano in senso buono].
almeno tre volte al giorno mi sparo i lower dens [scaricabili come sopra] e mi riprometto a breve un post su di loro e sulla loro mitica frontwoman Jana Hunter [parentesi: ma avete notato che spesso si scrive frontman anche quando la front è una woman?]
concludo la mini rassegna ricordandovi che se volete sentire una bella e originale selezione di musica fatta da donne, con due gusti diversi a confronto, un ambiente rilassato dove potete ballare, ubriacarvi o fare quello che più vi piace è il caso che passiate sabato 12/03 all?hula hoop, per sisterhoodisblooming@hula.
penso che ci divertiremo mettendo su un po’ di electro pop.
scrivo un piccolo post riguardo una discussione molto aperta e credo feconda sulla manifestazione indetta per il 13 febbraio in moltissime piazze italiane per affermare la “dignità” delle donne contro l’indegno atteggiamento politico e culturale di cui sono pieni i giornali nelle ultime settimane.
non credo che alcuna di voi sia ignara di questa discussione, ma penso che sia giusto spiegare i motivi che mi spingono a scrivere come la penso io: la manifestazione, grandemente supportata da personaggi femminili noti, sindacati, schieramenti politici, ecc. ecc. suona un po’ retrò, per come è stata impostata e per gli slogan che utilizza, almeno nella sua preparazione.
in sostanza il punto centrale è questa sorta di attenzione posta nel ricordare a noi stesse e all’italia/europa/mondo che le donne italiane sono altro da quelle coinvolte nelle feste allegre di cui si è reso protagonista il primo ministro italiano e i suoi discepoli, o da quelle che riempiono i giornali scandalistici e le trasmissioni televisive seguite da un folto pubblico in italia.
cosa che di per sè potrebbe essere anche condivisibile, per quanto il punto non sia questo.
in effetti non sono mai stata propensa a vendere/svendere/commerciare il mio corpo ne il mio intelletto, contesto e mi oppongo attivamente/concretamente al sistema economico/culturale del paese in cui vivo, e più in generale oserei dire mondiale, visto che in una prospettiva un po’ meno miope, sono in contrasto con il mondo intero in realtà, ma per fortuna non sono affatto sola.
il contrasto interno nato non appena l’idea della manifestazione si è affacciata al web/realtà è potentemente sostenuta da diversi canali femministi che peraltro seguo, leggo e sostengo a prescindere dalla mia personale opinione, riguarda proprio questo concetto di dignità che per come è stato presentato e in effetti continua ad essere pure propagandato, non ha niente a che vedere con i diritti delle donne, ma piuttosto con una inversione di rotta direi così più formale che di sostanza, che però non risolve i nodi cruciali che è necessario affrontare visto che siamo a questo punto.
anche su questo non posso dissentire: dignità e nazione sono due concetti piuttosto lontani dal mio sentire, nel senso in cui se ne sente/legge in giro, anche in canali gestiti e usati dalle donne.
il punto però secondo me è: che senso ha in generale una manifestazione e in risposta a questo una manifestazione nella manifestazione?
cosa otterremo da questo?
che ci sarà un mare di donne [mi sembra di intuire] che parteciperà a quella diciamo così ufficiale, perchè sentono comunque che è arrivato il momento di mettersi in gioco, mentre una parte di essa [probabilmente numerosa anch’essa seppure meno “pop”] sarà lì ricordare che non siamo tutte uguali.
ci scanneremo tra noi, come spesso solo noi donne sappiamo fare, e non saremo avanzate di un passo.
scusate il mio pessimismo, ma ve lo garantisco, lo dico da attivista della vita quotidiana, la mia esperienza mi porta a temere questo risultato.
quello che intendo è che non è di una manifestazione che abbiamo bisogno, ma di passare all’azione, azione concreta, reale vera.
il concetto che “noi siamo i media” è un concetto vecchio, ma quantomai attuale, e che noi donne abbiamo capito e sfruttato solo in minima parte, specie in italia.
volete che lanci una iniziativa io da contrapporre positivamente ad una manifestazione che ha poco senso secondo me?
facciamo i nomi, mettiamo le facce, denunciamo le persone coinvolte, non giriamo la faccia dall’altra parte, non subiamo e sosteniamoci a vicenda, creiamo una rete di comunicazione vera senza stupidità ideologiche e nelle quali impelagarci sull’esatto significato di quella specifica parola.
spegniamo i giornali che non parlano in modo corretto, le televisioni che non ci rappresentano, usiamo media alternativi e creaiamone di nostri, subissiamo di proteste ben costruite chi abusa del suo potere, interrompiamo un circuito di sfruttamento che continua a usarci come merce di scambio.
usiamo la distanza che c’è tra noi e il “sistema di potere economico e politico” e allarghiamola.
alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne eravamo meno di quante ce ne sono al forte in una serata elettronica, dove si paga per entrare.
questo è lo specchio di quello che siamo noi, prima di tutto. io non voglio dare a noi le responsabilità di ciò che da tutta la nostra storia subiamo, ma “indigniamoci” sul serio, costruendo assieme, creando qualcosa di concreto e reale da contrapporre al sistema, dal quale, e so che non troverò molto consenso in questa affermazione, ma credo resti il nodo cruciale: io non mi sento rappresentata come donna, come lesbica, come essere pensante ecologista e solidale, credo che ogni decisione presa da un punto di vista economico, politico, sociale e culturale sia totalmente e indiscutibilmente contrapposta al mio modo di sentire e desiderare il mondo, perché dovrei indignarmi ora che tutte vedono quello che sappiamo già, che io so già, che questo sistema non mi appartiene e io non appartengo a “lui”.
mi indigno perchè siamo ancora qui, ad aspettarci un riconoscimento che non significa niente, piuttosto che rivoltare le cose intorno a noi e farle girare in un altro verso, uscendo completamente e irreversibilmente dal sistema nel quale siamo intrappolate.
P.S. spero sia chiaro che non intendo demolire alcuna di queste iniziative, sarò in piazza, probabilmente più vicina agli ombrelli rossi, ma temo che non sarò parte integrante del loro corteo. voglio essere in piazza anche per ascoltare le altre, capire cosa pensano e cosa accade, parlare e confrontarmi con loro, guardarci negli occhi. per questo da qualunque parte siate o vogliate essere, credo sia giusto invitarvi a farne parte.
P.S. 2 sul blog rappresentativo della manifestazione ufficiale c’è stata pochi giorni fa una sorta di chiarimento, rispetto ad alcune parole interpretabili in modo ambiguo. è già una buona cosa. citare chi lo ha fatto notare, ossia le donne che hanno instillato un sano dubbio, sarebbe cosa buona e giusta, invece di fare finta di nulla.
P.s. 3 Ma proprio uno sfondo rosa dovevate scegliere per il manifesto/logo della manifestazione? PINKSTINKS!