Posted: Maggio 31st, 2008 | Author: donasonica | Filed under: live review | 5 Comments »
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01_life_in_grey.mp3
mi sveglio e in mente ho
Jade McNelis/life in grey
avrei dovuto scrivere questo post qualche giorno fa (sorry omaha!), ma manca
davvero il tempo ultimamente e non so neanche che ne faccio di quel poco che
ho.
Allora l’idea era andare a vedere FEIST in buona compagnia, che diventava
apparentemente sempre più numerosa col passare dei giorni, ma alla fine al
Piper, a farsi circondare da scalmanate uagliuncelle [ragazzine n.d.t.] fashion, più o
meno di tutte le nazionalità, ci è andata la sottoscritta, da sola.
shame on you.
prima di rievieware mi viene in mente l’articolo di Carrie di qualche giorno
fa in cui parlava delle fantastiche line up di alcuni festival in giro per il
mondo, di quanto avesse voglia di andarci e di quanto ogni volta si pentisse
causa cessi inutilizzabili, punkabestia vomitini, alcool in quantità
impossibili e nocive alla socialità ecc. ecc.
Ovviamente, essendo virtualamica mia, ci va sempre lo stesso, esattamente come faccio io, perchè durante un concerto poi si emoziona e ne vale sempre la pena.
Ora, chiedeva ai suoi lettori di dirle se vanno ancora ai festival o no e
perchè: Carrie sta sui quaranta e i suoi lettori pure se non qualcosina in più,
e la linea generale è che alla fine non ci si va ai festival, non ci si va più
a causa dei cessi, dell’alcol, degli adolescenti attaccabrighe e violenti, del
vomito e del piscio everywhere e così via.
Tutto questo per dire:
1) che per fortuna non sono l’unica ad avere amici pallosi
2) che siccome sarò costretta a passare l’estate qui a
Roma sto per preparare una lista di eventi/concerti/festival a cui voglio
partecipare e se qualche virtualpotenzialamico volesse farmi compagnia mi fa
piacere, i miei amici tengono troppo la uallera (sono pigri n.d.t.).
MA ora FeIsT.
Location:
il piper penso sia il posto in assoluto, in tutti i paesi in cui sono
stata a sentire musica, che mi fa venire l’angoscia. è brutto, tamarro, puzza e secondo me se succede qualcosa muoriamo tutti.
mi fa pensare alle discoteche in cui si andava da ragazzine la mattina. squallor.
per fortuna l’impianto audio non fa pandant con la scenografia (io non posso
stare in un posto dove ci sono le colonne finte) e si sente discretamente:
certo non ci ho mai sentito suonare gruppi che hanno bisogno di potenza, la
roba folk se pò fa.
Audience:
Direi che l’età media era intorno ai 23 con picchi tipo me e intorno ai 16.
Fidanzatini con le fidanzatine, fidanzatine con le fidanzatine e fidanzatini
con i fidanzatini.
Di tutto. Con un solo minimo comun denominatore: tutt* vestiti
più o meno fashion tranne me e il papà di una ragazzetta che stava pochi passi
più in là.
Cantavano tutte le canzoni, battevano le mani quando le dovevano battere,
facevano foto con i cellulari e si sbaciucchiavano dalla gioia: divertente.
Band:
Tre fratelli + 1.
I tre fratelli suonano tastiere/tromba/percussioni,
basso/tamburello/flicorno, batteria/tromba/percussioni. Il + 1 suona piano e
chitarra. Bravi e simpatici, attenti alla sua voce e ai suoi ritmi.
Feist:
Che è una brava musicista si sapeva.
Che è una ottima cantante con una voce dotata si sapeva.
Che le canzoni che scrive siano orecchiabili, leggere, intense e fluide si
sapeva.
Ma che era pure simpatica non si sapeva!
La cosa che mi ha più impressionata davvero è stata la sua voglia di
chiacchierare e di raccontarci di lei: di come il governo canadese le dovrebbe
dare un lavoro come ambasciatrice vista la quantità di canzoni che ha scritto
in cui parla della sua terra [nonostante viva a Parigi dal 2000], di quando 8
anni fa ha suonato al forte prenestino [immagino con i Broken social scene, per
chi non lo sapesse una indie band composta potenzialmente da 19 elementi, tra
cui feist ed emily haines (la cantante dei metric,gnurant) tutta gente della
scena indie di Toronto] e di come si era divertita [esiste ancora il forte ci
chiede] e di quanta bella gente avesse conosciuto, e allora dal pubblico una
tipa urla un nome e lei dice: non ci posso credere, io e te dobbiamo
assolutamente parlare dopo lo show, e di quando fosse rimasta estasiata da Roma
e però era andata a vivere a Parigi, ma ora si comprava una vespa e si
trasferiva sicuro, e poi perché quel ragazzo stava riprendendo tutte le cazzate
che diceva con il suo telefonino, e soprattutto che cacchio di hard disk aveva
quel telefonino, più grande del suo laptop stava riprendendo da un’ora!
Insomma un fiume di stronzate su di lei, la musica, il canada e i canadesi.
Ma divertenti e continuamente intervallate da: scusatemi ma certe volte non
mi regolo proprio e straparlo, ma ho voglia di chiacchierare.
Franca e solare, veramente. Una che mentre canta incita il pubblico ad
aiutarla perché così ne riceve energia per un altro acuto.
La scaletta è ben congeniata: alterna momenti soft e più esplicitamente folk
come in the park alle punte decisamente
pop di 1234 a sprazzi più intimi e jazz come in the water.
1234 la cantano davvero tutti così come mushaboom [ohohohohohohooh] è
piacevole, un po’ adolescenziale ma considerato che lei ha solo 3 anni meno di
me posso cantare pure io o no?
Mi è sembrata una donna piena di risorse, divertente e felice della sua
vita.
Ha suonato due ore, ha divertito, non si è risparmiata e ci ha fatto cantare
come dei bambini.
Più di questo non so.
Posted: Maggio 18th, 2008 | Author: donasonica | Filed under: riot girrrls | 2 Comments »
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mi sveglio e in mente ho
Sleater-Kinney – All Hands On the Bad One – 02 – Ironclad.mp3
nella prima puntata si parlava soprattutto delle origini del riot movement e dei legami che questo movimento ebbe con tutta una serie di altre espressioni oltre alla musica vera e propria.
ci sono alcune altre band, minori secondo il mio personalissimo gusto musicale, che si affaciarono sulla scena nei primi anni novanta, che non sono state citate nella puntata precedente, alcune ve le segnalo alla fine del post.
come dicevamo la musica e anche la tecnica, non erano un aspetto fondamentale delle prime produzioni riot, ma a mano a mano che le band proliferano la qualità cresce notevolmente così come la varietà.
mi preme qui segnalare le amatissime Sleater-Kinney che per quanto non particolarmente esposte su un piano politico, hanno dato una sferzata notevole alla musica delle riot nel 1995 con l’album "Call the doctor".
Corin Tucker e la mitica Carrie Brownstein, di cui spesso vi parlo, sono delle musiciste incredibili.
La prima aveva fatto parte delle Heavens to Betsy e la seconda come detto delle Excuse 17.
l’uscita degli album di cui parlavamo, i concerti, le zines crearono un grosso clamore anche mediatico intorno al riot movement. nella seconda metà degli anni novanta un pò dappertutto negli states troviamo all female bands che del tutto o anche solo in parte condividono l’idea di base del movimento e contribuiscono ad evolverlo verso altro. nascono etichette, collaborazioni, nuove band da costole di altre. ma ciò che conta è che il meccanismo era stato innescato e ognuna sapeva ora imbracciare una chitarra o un basso o mettersi dietro una batteria e strillare o a sussurrare le proprie cose con un grado di libertà maggiore.
la cosa più importante quindi è la nascita di una schiera di musiciste indipendenti, che hanno stimolato e ispirato altre musiciste a prendere possesso del palco, come mai si era visto prima nella storia della musica.
pensate ad una musicista, non un cantante, una musicista degli anni ’60 o ’70.
si contano sulle dita di una mano o sbaglio.
pensate al dopo riot.
nessuno ci fa più caso se al basso o alla batteria c’è una donna, per molto tempo non è stato così.
artiste che non sono direttamente legate, come pj harvey devono tanto a quello che è stato fatto da queste pioniere della storia della musica femminile.
il ladyfest è un esempio di come le cose incominciate dal riot movement, continuino a produrre e influenzare le artiste contemporanee più di quanto possiamo immaginare.
il ladyfest fu messo su nel 2000 da Sleater-Kinney, Cat Power, Neko Case tra le altre, e continua ad esistere e ad essere organizzato da altri gruppi di donne in tutto il mondo, qui trovate quelli europei.
Oppure la Mr Lady Records [che ha chiuso i battenti qualche anno fa] che ha prodotto musica femminista e lesbica come quella del Le Tigre, The Butchies, Electrelane, Amy Ray, Sister Spit.
Se fate una ricerca su internet trovere centinaia di siti in cui i temi femministi e lesbici vengono sviluppati tenendo presente che questo movimento, questi gruppi di giovanissime donne hanno dato una spinta radicale a quello che è stato più volte definito il terzo femminismo, ma che personalmente ritengo un femminismo sostanzialmente diverso.
diverso perchè, per quanto i temi fondamentali [aborto, eguaglianza economica, libertà sessuale ecc.] siano identici, il linguaggio è davvero nuovo, riscrivendo totalmente un femminismo che in quegli anni arrivava vuoto, formale e in un certo senso di maniera, senza una reale attinenza con quello che la vita delle ragazze era in quel preciso momento storico.
peccato che in italia questo non è ancora avvenuto.
piccola discografia obbligatoria [non in ordine cronologico e ovviamente non esaustiva non posso fare mica tutto io]:
Frightwig [Cat Farm Faboo]
Sleater Kinney [Call the doctor]
The Donnas [American Teenage Rock ‘N’ Roll Machine]
Babes in toyland [fontanelle]
L7 [smell the magic]
Slant 6 [soda pop]
Spider and the webs [bumpidee]
JAck off jill [sexless demons and scars]
the murmurs [pristine smut]
free kitten [Unboxed]
cake like [delicious]
Cadallaca [Introducing Cadallaca]
Erase errata [Other Animals]
veruca salt [american thighs]
Ovarians [Crocodile Tears ]
tribe 8 [Fist City]
the butchies [Are We Not Femme?]
Julie Ruin [Julie ruin]
heaven to betsy [Calculated]
Posted: Maggio 17th, 2008 | Author: donasonica | Filed under: lesbian life | 4 Comments »
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mi sveglio e in mente ho
Pam Grier/Long time woman
weekend
nella diossina e nella munezza (lo sapete che significa, lo sapete)
posso farvi un veloce quadro di come è, quando torno in questa città
che mi ha cresciuta, è così facile: venerdì sera passato MOLTO
impegnati nel solito bar-hopping (ma dovrei scrivere bar-hoping, nel
senso di sperare di trovarne uno dove hai voglia di restare per più di
tre minuti) con il solito immancabile risultato: NOIA (a tratti
interrotta da vero e proprio fastidio).
E ve lo dico con
tanta tristezza e con al consapevolezza di non essere riuscita a fare
nulla di nulla in questa città, di non averla sentita mai mia, di non
avere mai provato coinvolgimento serio e profondo per la sua storia,
anche quando facevo politica un secolo fa, anche quando suonavo un
secolo e mezzo fa, non con presunzione.
Scopro un
paio di gruppi interessanti [perchè quando la gente parla, pure
dall’altra parte del tavolo, pure se non si rivolge a me, io ascolto]
di cui spero di parlarvi presto: giovani (femmine of course) casertane
talentuose e grintose. mi inchino.
va avanti il drama, va avanti anche senza di me, incredibili le lesbiche.
quando pensi di sapere tutto, scopri che non era abbastanza, davvero.
ho solo voglia di partire, partire con due o tre cose in spalla e niente altro che me.
ma non si può. bisogna "FRENARE" questa voglia, e costa.
Mettere un freno al proprio spirito che chiama. mettere un freno alle cose che sai di non poter gestire ora e qui.
cose difficili, guys, difficilissime.
ma back to the serious stuff, non c’è bisogno che vi dica chi è
jeanette winterson,
che dà il titolo a questo post scombinato, scritto in un posto che non
mi appartiene su un pc che mi fa impazzire, sapete chi è pure se non
avete letto niente.
ok in genere quando dici a qualcuno gay (maschio) che ti piace la winterson le risposte sono:
1) mhm troppo romantica
2) mhm troppo lesboromantica
3) mhm troppo lesbica
4) na, troppo furbetta
e
allora diciamo che tutte queste cose siano esatte e la winterson sia
una lesboromantica, davvero lesbica che è anche un pò furbetta.
diciamolo.
volete sapere perchè la adoro?
supponiamo che abbiate risposto sì.
la
adoro perchè scrive cose che io penso e non so scrivere così. la adoro
perchè forse alcune cose che lei ha scritto e raccontato le ho scritte
e raccontate nella mia testa mentre le vivevo. come questa:
"Quando
mi sento male, come ora, e tutto sembra privo di senso, mi metto a
cucinare per cercare un modo di riportare ordine nel caos. Per
ristabilire un equilibrio, per calmare le mie mani.
Salsa di pomodori
Prendi
una dozzina di pomodori maturi e affettali per il lungo come se fossero
il tuo peggior nemico. Disponili in una pentola, copri e cuoci per
dieci minuti.
Trita una cipolla senza piangere.
Taglia a dadini una carota senza rimpianti.
Fai a pezzetti una gambo si sedano come se le sue costole e scanalature fossero i solchi del tuo passato.
Unisci il trito ai pomodori e continua la cottura senza coperchio quanto basta per amalgamare il tutto.
Aggiungi sale, pepe e una zolletta di zucchero.
Passa al setaccio o al mixer o al frullatore. Ricordati: loro sono le verdure e tu sei il cuoco.
Riscalda
di nuovo a fuoco lento, unendo olio di oliva, un cucchiaio per volta,
continuando a rimestare come una vecchia strega, finché la salsa avrà
raggiunto il giusto grado di cedevole consistenza.
Servila
sugli spaghetti, spolverata di parmigiano fresco e di basilico. A
questo punto può starci bene anche dell’emozione allo stato grezzo.
Servi. Mangia. Rifletti."
[Powerbook/J.Winterson, 2002]
Ecco perché amo la Winterson, perché io sento e penso così. e lei sa come dirlo. e grazie.
to sing along:
"I’m a long time woman
And i’m serving my time
I’ve been lock away so long now
I forgot my crime
I’ve been working on the road now,
I’ve been working by the sea
I’ve been working near them cane fields
And I wanna be free
Well ninety nine years is a long long long time
Ninety nine years is such a long long long time
Ninety nine years is a long long time
Well look at me, I’ll never be free
I’m a long time woman
Ain’t nobody to please
Got a natural feelings
Like a bad disease"
Posted: Maggio 13th, 2008 | Author: donasonica | Filed under: lesbian life | 4 Comments »
a metà giornata interagisco con il mondo e in mente mi vengono solo
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oggi giornata piovosa, goccioloni grossi cadono giù come le parole che preferiresti non ti venissero dette mai.
e allora oso, ma solo con la musica e le parole, parole scritte da me e parole scritte dalla mitica pj che ne sa sempre una più del diavolo. e non pensate che abbia la presunzione di paragonarmi ad una delle donne che amo di più al mondo; è solo che al momento sono le due canzoni che mi risuonano nella testa, tutto qui, honestly.
Who the fuck do you think you are
Get out of my hair
who the fuck do you think you are
Comin’ round here
who the fuck who the fuck
who the fuck do you think you are
Get your comb out of there
combin’ out my hair
I’m not like other girls
You can’t straighten my curls
I’m not like other girls
You can’t straighten my curls
No!
Who the fuck you tryin’ to be
Get your dog away from me!
What the fuck you doing in there
Get your dirty fingers out of my hair
Who who who who
fuck fuck fuck you
I’m free, you’ll see
I’m free, you’ll see
[p.j. harvey/uh huh her,2004]
oh shit [it all went wrong]
i was in the middle of
a crappy sleepin’ time
basically watching
things comin’ and passin’ by
oh shit
it’s all gone wrong
it all went wrong
a friend that came over
trying to cheer me up
he said listen my love
don’t take it too seriously but
oh god
how can u step over?
u’re still bleeding
wearing a black shirt
walked to the tumbler bar
ran into usuals
they took a look and said
oh baby
will you ever
be fine again
i’m thinking
must be this shirt that says
"i know it’s all fucked up"
put on a smile
they don’t know who you are
oh shit
am i crying?
i’m crying
someone offered me a drink
some other a tip
a girl gave me a lift
i said "would u come up for a drink?"
oh shit
am i kissing her?
am i doing this? again
and i know it’s all wrong
it’s gonna be so wrong
i know it’s so wrong
i know it’s gonna be so wrong
oh god
but don’t stop please
don’t stop now
i know it’s all wrong
[donasonica]
p.s. next event giovedì sera Diamanda Galas all’auditorium, per la serie addicted!!!
Posted: Maggio 12th, 2008 | Author: donasonica | Filed under: lesbian life | 12 Comments »
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mi sveglio e in mente ho
Cristina Donà/niente di particolare
(a parte il fatto che mi manchi)
[che è una canzone allegra e non trieste n.d.a]
Traccia 07.MP3
well, well, well.
non è pigrizia, ma silenziosa meditazione.
però
però, in questi giorni mi sono concentrata nel raccogliere un pò di
video, che ho scoperto essere tanti, sul tubo, argomento: lesbian
comedians.
Ora, la riflessione partiva dal fatto che non ne
conosciamo quasi nessuna italiana, a parte poche rarissime eccezioni.
Vero è che la stand up comedy non è una cosa diffusissima in italia e che non essendo semplicemente uno snocciolare anedotti, battute e
racconti divertenti (possibilmente) quanto piuttosto sviluppare un discorso, utilizzando l’ironia e la risata, per fare riflettere, proporre
ua visione della vita, delle cose, di un tema, sono cose assai difficili da farsi in questo paese!
La risata è un mezzo non è un fine.
Ora questa, ovviamente, è la mia personale opinione ed è anche la ragione per la quale adoro questo genere di spettacoli.
Ellen
Degeneres è una delle artiste lesbiche più note per i suoi show, e io
la adoro e la trovo esilarante, ma vorrei questa volta dedicarmi ad
artiste che diciamo così continuano ad esporsi attraverso i loro
spettacoli, raccontando ancora ogni giorno la loro vita da lesbiche e
da donne.
Ellen si riserva sempre un accenno diretto, e
ovviamente non si tira indietro se c’è da dire "la mia compagna" o "la
mia fidanzata", ma è nazionalpopolare [eh regina?] e quindi tenta di
raccontare cose non strettamente o necessariamente riconducibili alla propria sessualità.
Senza
voler attaccare nessun pippone per carità, passo ai suggerimenti e ad
una sintetica scheda di lesbian/feminist comedians che dovete
assolutamente vedere con relativi links!
Suzanne Westenhoefer
[ricorda un pò Ellen, attiva e famosa in America sin dagli anni ’90, il
pezzo sul fatto che in una coppia lesbica solo una ha ilpermesso di
guidare, diciamo che diventa l’autista ufficiale della coppia è
assolutamente vera, credetemi, e il sesso a casa dei genitori è
assolutamente un pezzo fantastico rido ogni volta che lo guardo, tra
parentesi io sono stata lanciata fuori dal letto ben 2 volte!!!]
Marga Gomez
[metà cubana metà portoricana e lesbica come dice spesso nei suoi show,
molto attiva e polemica, una butch di altissimo livello secondo me,
questo pezzo che ho linkato è per chi conosce the L World!]
Wanda Sykes
[io la adoro, sboccata, diretta e folle il pezzo sulla vagina
staccabile è assolutamente grandioso, pensate che bello uscire di notte
senza la vagina e non correre nessun rischio!]
Lauren Weedman [che si/ci prende per il culo sulla gente che rompe per strada, ma sa essere più impegnata di così]
Julie Goldman [molto televisiva una delle protagoniste dello show TBGSS (the big gay sketch show)]
Sabrina Matthews [superdyke senza dubbio, più diciamo così tranquillan sfot delle altre]
Rene Hicks [a black lesbian person!]
Margaret Cho [ve ne ho già parlato anyway è bene ricordarla!]
and of course Ellen
[questo pezzo è l’inizio di un suo show dove racconta, senza parole
quello che le è successo quando ha deciso di fare outing attraverso il
suo show in tv Ellen]
e qualche giovane in erba
Anne Neczypor
Bridget Mcmanus
e ancora tante altre …Vickie Shaw, Elvira Kurt, Joanne Filan, Zilla McCue, Sherri Sutton, Amy Boyd,
Jody Ekert…e sono solo u nelenco di comedians americane.
Ce ne sono un bel pò di inglesi anche di una certa età, potete averne una carrellata in questo video a puntate fatto da Dawn French che è motlo conosciuta in england, col duo French/Saunders che si chiama: girls who do comedy
e
dico non è che le conosco solo io eh, giuro, magari in italia non
saremo proprio tantissime, ma sono donne famose, che lavorano e vivono
delle loro comedies.
e in italia mi chiedo?
dove sono? eh?
ok allora mi assegno da sola un compitino, se qualcun* a qualche dritta è benvenuta:
trovare almeno 5 funny lesbian/feminist women italiane.
almeno 5!
e chi dice Lella Costa/Cortellesi/e via dicendo mi incazzo.
really.