28/05 feist live review ovvero sti canadesi so proprio forti
Posted: Maggio 31st, 2008 | Author: donasonica | Filed under: live review | 5 Comments »
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mi sveglio e in mente ho
Jade McNelis/life in grey
avrei dovuto scrivere questo post qualche giorno fa (sorry omaha!), ma manca
davvero il tempo ultimamente e non so neanche che ne faccio di quel poco che
ho.
Allora l’idea era andare a vedere FEIST in buona compagnia, che diventava
apparentemente sempre più numerosa col passare dei giorni, ma alla fine al
Piper, a farsi circondare da scalmanate uagliuncelle [ragazzine n.d.t.] fashion, più o
meno di tutte le nazionalità, ci è andata la sottoscritta, da sola.
shame on you.
prima di rievieware mi viene in mente l’articolo di Carrie di qualche giorno
fa in cui parlava delle fantastiche line up di alcuni festival in giro per il
mondo, di quanto avesse voglia di andarci e di quanto ogni volta si pentisse
causa cessi inutilizzabili, punkabestia vomitini, alcool in quantità
impossibili e nocive alla socialità ecc. ecc.
Ovviamente, essendo virtualamica mia, ci va sempre lo stesso, esattamente come faccio io, perchè durante un concerto poi si emoziona e ne vale sempre la pena.
Ora, chiedeva ai suoi lettori di dirle se vanno ancora ai festival o no e
perchè: Carrie sta sui quaranta e i suoi lettori pure se non qualcosina in più,
e la linea generale è che alla fine non ci si va ai festival, non ci si va più
a causa dei cessi, dell’alcol, degli adolescenti attaccabrighe e violenti, del
vomito e del piscio everywhere e così via.
Tutto questo per dire:
1) che per fortuna non sono l’unica ad avere amici pallosi
2) che siccome sarò costretta a passare l’estate qui a
Roma sto per preparare una lista di eventi/concerti/festival a cui voglio
partecipare e se qualche virtualpotenzialamico volesse farmi compagnia mi fa
piacere, i miei amici tengono troppo la uallera (sono pigri n.d.t.).
MA ora FeIsT.
Location:
il piper penso sia il posto in assoluto, in tutti i paesi in cui sono
stata a sentire musica, che mi fa venire l’angoscia. è brutto, tamarro, puzza e secondo me se succede qualcosa muoriamo tutti.
mi fa pensare alle discoteche in cui si andava da ragazzine la mattina. squallor.
per fortuna l’impianto audio non fa pandant con la scenografia (io non posso
stare in un posto dove ci sono le colonne finte) e si sente discretamente:
certo non ci ho mai sentito suonare gruppi che hanno bisogno di potenza, la
roba folk se pò fa.
Audience:
Direi che l’età media era intorno ai 23 con picchi tipo me e intorno ai 16.
Fidanzatini con le fidanzatine, fidanzatine con le fidanzatine e fidanzatini
con i fidanzatini.
Di tutto. Con un solo minimo comun denominatore: tutt* vestiti
più o meno fashion tranne me e il papà di una ragazzetta che stava pochi passi
più in là.
Cantavano tutte le canzoni, battevano le mani quando le dovevano battere,
facevano foto con i cellulari e si sbaciucchiavano dalla gioia: divertente.
Band:
Tre fratelli + 1.
I tre fratelli suonano tastiere/tromba/percussioni,
basso/tamburello/flicorno, batteria/tromba/percussioni. Il + 1 suona piano e
chitarra. Bravi e simpatici, attenti alla sua voce e ai suoi ritmi.
Feist:
Che è una brava musicista si sapeva.
Che è una ottima cantante con una voce dotata si sapeva.
Che le canzoni che scrive siano orecchiabili, leggere, intense e fluide si
sapeva.
Ma che era pure simpatica non si sapeva!
La cosa che mi ha più impressionata davvero è stata la sua voglia di
chiacchierare e di raccontarci di lei: di come il governo canadese le dovrebbe
dare un lavoro come ambasciatrice vista la quantità di canzoni che ha scritto
in cui parla della sua terra [nonostante viva a Parigi dal 2000], di quando 8
anni fa ha suonato al forte prenestino [immagino con i Broken social scene, per
chi non lo sapesse una indie band composta potenzialmente da 19 elementi, tra
cui feist ed emily haines (la cantante dei metric,gnurant) tutta gente della
scena indie di Toronto] e di come si era divertita [esiste ancora il forte ci
chiede] e di quanta bella gente avesse conosciuto, e allora dal pubblico una
tipa urla un nome e lei dice: non ci posso credere, io e te dobbiamo
assolutamente parlare dopo lo show, e di quando fosse rimasta estasiata da Roma
e però era andata a vivere a Parigi, ma ora si comprava una vespa e si
trasferiva sicuro, e poi perché quel ragazzo stava riprendendo tutte le cazzate
che diceva con il suo telefonino, e soprattutto che cacchio di hard disk aveva
quel telefonino, più grande del suo laptop stava riprendendo da un’ora!
Insomma un fiume di stronzate su di lei, la musica, il canada e i canadesi.
Ma divertenti e continuamente intervallate da: scusatemi ma certe volte non
mi regolo proprio e straparlo, ma ho voglia di chiacchierare.
Franca e solare, veramente. Una che mentre canta incita il pubblico ad
aiutarla perché così ne riceve energia per un altro acuto.
La scaletta è ben congeniata: alterna momenti soft e più esplicitamente folk
come in the park alle punte decisamente
pop di 1234 a sprazzi più intimi e jazz come in the water.
1234 la cantano davvero tutti così come mushaboom [ohohohohohohooh] è
piacevole, un po’ adolescenziale ma considerato che lei ha solo 3 anni meno di
me posso cantare pure io o no?
Mi è sembrata una donna piena di risorse, divertente e felice della sua
vita.
Ha suonato due ore, ha divertito, non si è risparmiata e ci ha fatto cantare
come dei bambini.
Più di questo non so.