before we go on: ovvero una piccola precisazione
Posted: Aprile 6th, 2008 | Author: donasonica | Filed under: riot girrrls | 9 Comments »finalmente mi funziona!
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mi sveglio e ho in mente
[shoulder/enon]
penso, dai commenti dal vivo che ho avuto in questi giorni, che non mi sono spiegata proprio bene sull’importanza di un RIOT compendio [non necessariamente il mio].
allora pensavo che prima della II parte dovrei dire a certune femmine e ricordare a certealtre femminone quanto poco siamo capaci di strutturare in testa a noi e verbalmente la nostra storia.
nel senso che siamo profondamente ignoranti noi, diciamoci la verità, e nel senso che una storia scritta non ci sta, come si sa. in realtà certe volte mi pare che non ce ne sia neanche una da scrivere e, siccome codesta espressione attirerà le immediate iastemme [bestemmie] a casaccio da molte di voi, mi spiego subito meglio.
che la nostra storia di donne sulla faccia della terra è così frammentaria, scollegata e difficile di base che certe volte non mi stupisco di come sia complicato farla apparire o ricostruirla come un continuum che abbia un senso.
che in effetti lo è, ma anche no.
mi viene in mente la storia delle donne curata da Duby che fa bella mostra di sé dai miei scaffali e che alla fine mi pare una carrellata più o meno riuscita di donne più o meno sconosciute che brillavano pure di luce propria, ma come delle lucciole che hanno perso le altre.
[appena finisco i 200 libri che devo leggere già o ancora, giuro che lo riprendo in mano, cmq]
La riflessione mi è ispirata dal post della Regina Zabo, da Penelope, di cui mi nutro quotidianamente, da Omaha che è entrata nella rete, da Benny che so che mi legge con impegno, da Ossidiana che preferisce le parole, ma scriverà un romanzo con me, da R** che ancora non mi ha dato una chance, dalla Winterson che continuo a voler regalare, dalle nordiche che ogni tanto fanno capolino e non avranno mai veramente il tempo di fermarsi, da Elide che mi snobba nonostante i suoi 23 anni [e non fa manco la raccolta differenziata], da Susanne Abbhuel e altra musica di donne che voglio regalare a B** e R**, da G** e la sua voce, che mi guarda dopo un sacco di anni, per quello che sono, da Principesse che hanno ciò che si meritano [e sta a noi riconoscerle, prima, da lontano].
Da una rete insomma.
Una rete di cui un sacco di noi scrive la storia, ogni cazzo di giorno.
Su questi cazzo di BLOG.
p.s. del giorno dopo…non so cosa ho scritto e credo di non aver detto bene quello che volevo, ma ciò che importante è che mentre dicevo che non riusciamo a collegare le cose sentivo tutte voi che mi dicevate la vostra come fate di solito, e allora perlomeno mi è venuto un sentimento positivo, per una volta di ottimismo, e mi sono sentita parte di una qualcosa che ha veramente un senso non solo nostro, ma collettivo.
indi per cui si è deciso che si organizzerà una vera riunion "ovaries storming" qui a roma, se qualcuna vuole partecipare al progetto [elide ovviamente tu ti occupi del catalogo, visto che il caffè non lo sai fare…]e donare qualche idea o spunto è davvero benvenut*
=)
ti ho lasciato un sorriso, sono passata a un’altra pagina, sono tornata sui miei virtuali passi: la rete non basta, eh, non basta mai. la rete serve a collegare persone intenzionate a cambiare le cose concretamente, a esserci con la carne, le ossa e tutto il bel resto che abbiamo attorno 🙂
Non lo so, se questa è una spiegazione. Forse è altro.
Cmq può essere che noi donne non abbiamo bisogno di eroine per sentirci parte della storia, può essere che la storia di una è SEMPRE la storia di tutte, può anche darsi che viviamo – soprattutto – e non celebriamo il nostro vivere come fosse un perenne miracolo, perché non abbiamo il tempo né la necessità di entrare trionfalmente dalla porta di una città conquistata col sangue. E anche che, le nostre scoperte, sono quelle che ci permettono di restare al mondo malgrado tutto.
Io leggo questo post soltanto adesso perchè, non so come mai, non mi si aggiorna in automatico il blog ogni volta che lo apro.
Io ammetto non solo la mia ignoranza in materia di femminismo e storia delle donne ma anche il mio scarso interesse in merito fino a poco tempo fa. Forse perchè non avevo mai trovato qualcuno che me ne parlasse come fai tu o forse perchè non ero pronta a stare ad ascoltare con attenzione. Purtroppo ancora credo poco alla tanto millantata ‘solidarietà femminile’ e penso che questa mancanza sia una delle cause principali della condizione che ci troviamo a vivere attulamente. Poi incontro persone belle come voi, persone uniche nella loro normalità e mi viene voglia di fare un pò di fatica per imparare bene tutti i nomi in inglese 😉
Sì, tutto perfetto, ma un po’ di attenzione in più alla grammatica italiana? vuoi che ti faccio fare un paio di schede sulla differenza tra “e” congiunzione ed “è” verbo? sai c’è un sistema infallibile, ci sono delle domande specifiche che ti devi porre ogni volta. Te le porto?
Donna di poca fede, mentre tu infanghi il mio nome, io leggo il tuo blog!!!! E non ti azzardare a ripresentarti a casa pure stasera eh!!! 😉
ammazza che simpatia su sto blog…
@penelope la mia risposta è (e): uffa!
@elide sei proprio sua nipote, con te ce la vediamo dal vivo, e imparati a fare il caffè nel frattempo.
Voglio partecipare pure io alla tempesta ovarica!!!!
Omaha ringrazia x la citazione, tanto più che lo ammetto, non avevo mai messo il mio piede virtuale da queste parti 😉
Concordo con Penelope:in parte, la storia di una é la storia di tutte.
Non penso possa aiutare a dare l’idea ma leggendo il tuo post mi viene in mente il simbolo di vertigine infinita che ho tatuato sulla spalla.